di  Maria Paola Pagnini* [1],

di Giuseppe Terranova**

 

Accettato: 30 novembre 2022 – Pubblicato: 16 dicembre 2022. 

 

Il presente contributo prima di essere pubblicato è stato sottoposto a procedura di referaggio (peer review) in base al regolamento editoriale della Rivista.

 

 

SOMMARIO

 

  1. Introduzione.
  2. Geografo da tavolino e da terreno
  3. La Geografia come disciplina scientifica
  4. Un mondo disordinario
  5. Conclusioni

Bibliografia

Note legali

 

 1.   Introduzione.

La geografia richiede una peculiare conoscenza di luoghi e di molte altre discipline. La parola geografia deriva dal greco γῆ, «terra» e γραφία, «descrizione, cioè osservazione del mondo». È una disciplina complessa che eleva a scienza l’osservazione della realtà. Nata dai protogeografi greci come Erodoto, Platone, Aristotele, Strabone, e latini come Vitruvio e Galeno ed arabi come Ibn Khaldun, Haru al-Rashid, diventa disciplina moderna con von Humboldt e Karl Ritter (Pagnini, Sanguin, 2015).

Lo studio della geografia è orientato su due settori principali: geografia fisica e geografia umana. La prima descrive la Terra sottolineandone gli aspetti fisici ed ambientali; la seconda pone al centro l’uomo nelle sue interazioni con l’ambiente. La geografia umana si divide in numerosi sottosettori tra i quali Geografia urbana, Geografia economica, Geografia politica, Geostrategia, Geografia della popolazione, Geopolitica.

La Geografia riveste un particolare interesse e originalità quando si occupa di temi tangenti ad altre discipline quali ad esempio Scienze Politiche, Economia, Storia, Antropologia, Demografia, Psicologia solo per citarne alcune.

La Geografia è un’esperienza quotidiana e la si può introdurre partendo da concetti semplici quali spazio, tempo, distanza che sono i cardini della disciplina. L’oggetto dello studio sono i luoghi che sono contenitori di popoli, storia, lingue e culture diverse. I geografi procedono in termini di comparazione: non quindi un luogo come assoluto ma un luogo confrontato con altri luoghi. Si analizzano in questo modo vari fattori quali l’aspetto culturale e sociale, politico ed economico, psicologico e ambientale.

La lettura del mondo è aiutata dalla conoscenza di altre materie, come, ad esempio, la botanica, la zoologia, la geologia, la climatologia, ma anche la scienza politica, la sociologia, la statistica, cioè in dettaglio tutti gli elementi chiave per una corretta descrizione del globo. Da questa breve premessa si può dedurre quanto complessa e tangente ad altre discipline sia la geografia.

 

 2.   Geografo da tavolino e da terreno

I geografi si dividono in due tipologie profondamente diverse di studiosi. Da un lato i geografi viaggiatori o da terreno, dall’altro i geografi stanziali o da tavolino.

I primi interpretano la Geografia come un viaggio di conoscenza che li porta lontano ad esplorare luoghi e culture profondamente diversi da quelli per loro abituali. I secondi basano la loro attività scientifica su riflessioni teoriche e analisi storiche e filosofiche che possono percorrere itinerari ma sulla carta geografica, si appoggiano sulla letteratura scientifica disponibile nel loro periodo storico. Nel tempo entrambe le figure hanno avuto evoluzioni e sono profondamente cambiate.

La figura del viaggiatore ci riporta alle incredibili migrazioni dell’uomo del neolitico che si doveva spostare per cercare territori di caccia che consentissero la sopravvivenza, senza dimenticare le grandi migrazioni dovute a cambiamenti climatici. Esempi interessanti possono essere trovati nelle tombe egiziane dove i lapislazzuli afghani o l’ebano africano testimoniano di commerci e spostamenti a lunghissimo raggio.

Nell’antica Grecia il viaggiatore era rappresentato da Erodoto che, seduto fuori dalle mura delle città greche, dove venivano fermati gli stranieri, raccontava loro dei suoi mitici viaggi. Giulio Cesare scrive il De Bello Gallico per esaltare le proprie imprese militari, ed inaugura un punto di vista inedito e interessante su altre culture e sul modo di incorporarle nel suo Impero. Marco Polo, figlio di un’altra epoca, si inserisce nella cultura e nella civiltà cinese diventando un pregevole consigliere e riportando la storia dei suoi viaggi alla repubblica di Venezia.

Non meno importante il contributo estremamente colto del mondo arabo, basti pensare a Ibn Khaldun e ai suoi studi sull’evoluzione della società umana dal nomadismo alla stanzialità.

Nel Rinascimento anche la geografia conosce una rinascita grazie ai grandi viaggi di Cristoforo Colombo, Vasco da Gama e Magellano. Ci si avventura nell’ignoto al servizio delle due grandi potenze, Spagna e Portogallo, sulla base di supposizioni e di incerte cartografie. Colombo ritenne di aver raggiunto le coste indiane e non seppe mai di avere invece trovato l’America. Sono viaggi svolti per enfatizzare il potere dei sovrani e per consentire loro di arricchirsi e prevalere sulle potenze nemiche. Per raggiungere questi obiettivi la colonizzazione fu caratterizzata da autentici massacri delle popolazioni indigene.

Questi viaggi comunque ampliano la visione del mondo e consentono la costruzione di una nuova rappresentazione cartografica. Il globo terrestre esce dalle Colonne d’Ercole e si offre a un numero crescente di potenze.

In questa fase il geografo viaggiatore è al servizio delle potenze coloniali e della loro fame di spazi e ricchezze. Si aggiunge il ruolo della Chiesa che va alla ricerca di nuovi popoli da cristianizzare compiendo spesso incredibili efferatezze di cui solo in tempi recenti qualche pontefice ha chiesto perdono.

 

 3.   La Geografia come disciplina scientifica

Tra la fine del ‘700 e la prima metà dell’800 due geografi, Karl Ritter e Alexander von Humboldt disegnano le basi per la geografia scientifica, una traccia che arriva ai giorni nostri. Ritter è geografo da tavolino, insegna Storia all’Università di Berlino, è antirazzista e contrario alla schiavitù. Von Humboldt è un geografo viaggiatore, compie molti viaggi soprattutto in Sudamerica, molto critico sulla schiavitù e in generale sulla colonizzazione.

L’inizio del ‘900 vede la straordinaria figura di Federico Ratzel che, con una formazione di Scienze Naturali, cerca di rendere scientifica la Geografia Umana, in particolare la Geografia Politica di cui è il fondatore. Fonda anche la Geografia Culturale e l’Antropogeografia dettando una linea di grande attenzione ad una realtà per sua natura multidisciplinare.

La Geografia osservando la realtà aderisce al suo periodo storico. Ne è prova più di tutte le altre Geografie la Geografia Politica che è in grado di leggere situazioni politiche e di potere contemporanee. Lo prova l’evoluzione o l’involuzione di questa materia tra le due guerre mondiali: i geografi interpretano gli autori di inizio secolo distorcendone e adattandone i contenuti a supporto di nazismo e poi fascismo. Ne deriva una Geografia per la politica che la rende particolarmente impopolare dopo la fine della seconda guerra mondiale. La Geografia Politica sparisce per un trentennio e riappare con la fine della Guerra Fredda rivalutando e rileggendo correttamente gli autori di inizio ‘900.

Dopo la Guerra Fredda c’è stato un ritorno della Geopolitica perché dopo un mondo immobile, cristallizzato dalle dinamiche del bipolarismo tra Unione Sovietica e Stati Uniti, si apre una nuova riflessione sulle dinamiche del potere. Si confrontano opinioni divergenti di studiosi quali Francis Fukuyama e Samuel Huntington. Il primo immagina la fine della storia, un mondo che non potrà avere alternative al modello liberal-democratico con gli Stati Uniti come leader del mondo. É una teoria che considerava le variabili politiche immobili, oscillanti solo in campo economico per effetto della legge della domanda e dell’offerta (Fukuyama, 1989).

Per Huntington al contrario si poteva intravvedere per l’Occidente un nuovo possibile nemico nella civiltà musulmana. Più in generale egli sosteneva che il nuovo mondo sarebbe stato caratterizzato da conflitti tra civiltà (Huntington, 1993).

 

 4.   Un mondo disordinario

Le nuove tecnologie sempre più impressive nel XXI secolo hanno modificato i concetti chiave della Geografia, cioè lo spazio e il tempo. É un mondo che è stato studiato da autori quali John Agnew e Parag Khanna che rilevano come la tecnologia abbia rivoluzionato soprattutto i fondamenti classici della Geografia Politica (Agnew, 1994; Khanna, 2016). Si assiste infatti a processi di deterritorializzazione dello spazio e ad una visione che azzera le distanze e quindi il tempo. Protagonisti del nuovo modo di vivere e di lavorare sono lo spazio digitale, Internet, le piattaforme social, il metaverso. Emergono anche nuovi attori accanto allo Stato e alle Organizzazioni Sovranazionali. Ad esempio nell’ambito di una guerra combattuta su territorio e trincee come l’invasione russa dell’Ucraina, il gioco bellico è dominato dai satelliti di un cittadino privato americano che garantisce non solo Internet ma anche la logistica che può guidare i droni, nuovi protagonisti dello scenario bellico. Lo stesso Elon Musk ha reso lo spazio un nuovo territorio di competizione tra attori privati che hanno ambizioni destinate a creare confronti extra-terrestri. In questo contesto ci si interroga, come geografi politici degli anni 2020, su chi detiene effettivamente il potere e in cosa questo potere consista.

Il mondo di oggi può essere definito “disordinario”, e non è di facile lettura (Pagnini, Terranova, 2020a). E’ un mondo in cui l’assenza di un’unica leadership globale, alla quale eravamo abituati, produce conflitti inattesi e di difficile risoluzione. Sono conflitti, scatenati talvolta da fattori emotivi (Moisi, 2015) che si protraggono con grandi perdite di vite umane pronti a sfociare in guerre che possono diventare addirittura mondiali e per le quali si agita la minaccia atomica (Pagnini, Terranova, 2020b). Nel mondo disordinario di oggi si moltiplicano inattesi conflitti in Iran, Afghanistan, Turchia, Siria, Libano, vari paesi del Continente Africano, vari paesi dell’America Latina. La stessa Europa inizialmente così compatta a difesa della sovranità ucraina registra, dopo tanti mesi di guerra, divisioni tra gli Stati membri e conflitti anche all’interno degli stessi Stati. I conflitti dimenticati sono compresi, a seconda delle valutazioni, tra i 40 e i 70 e si prolungano da decenni come avviene ad esempio in Somalia o in Etiopia.

Difficile comprendere e governare questi conflitti in un mondo in cui le fake news circolano indisturbate e senza filtro. Sono informazioni che dividono anche l’opinione pubblica e rendono complesse le decisioni dei governi e in generale del potere (D’Aponte, Pagnini, Terranova, 2022). Sono criticità che sono emerse anche durante la pandemia di Covid. Le fake news iniziano in quel caso con l’impossibilità di stabilire le origini del virus, se in un laboratorio a Wuhan o in seguito a un salto di specie dai pipistrelli all’uomo attraverso i pangolini. Il mondo si è diviso sui numeri dei contagiati e dei morti, sull’uso o meno dei vaccini, sull’uso o meno delle mascherine. Il tema della libertà individuale si è intrecciato con il tema sanitario nelle sue varie versioni scientifiche.

Le fake news sono state chiamate in causa anche per i risultati delle ultime elezioni americane che hanno portato all’invasione di Capitol Hill nel gennaio 2021 al momento dell’insediamento di Joe Biden. La più grande potenza democratica del mondo si è ritrovata divisa come fossimo ritornati all’epoca della Grande Secessione.

 

 5.   Conclusioni

Ci chiediamo come si configura la vita dei geografi oggi. Si fa fatica a rispondere a questa domanda. Il mondo fornisce ai geografi un eccesso di informazioni e un eccesso di fake news. Allo stesso tempo i canali comunicativi di Internet se da una parte confondono da un’altra si rivelano preziosi. Il geografo oggi può compiere viaggi virtuali, scambiare in tempo reale informazioni con colleghi geografi di tutto il mondo. Se prima una lettera impiegava molto tempo ad arrivare oggi le mail, le immagini, i filmati, la capacità di vedere il mondo come nella realtà, rendono estremamente veloce il trasferimento di dati, immagini, informazioni.

Tutto questo non sostituisce il viaggio tradizionale, ricco di stimoli e di contatti con culture, lingue e società diverse. Ma il mestiere del geografo diventa blended, misto. Una sua parte è irrinunciabile, vedi il ruolo dei corrispondenti di guerra che sono spesso geografi, un’altra è completata da una massa enorme di stimoli e di servizi online in gran parte gratuiti. Ma ci sono anche paesi, ad esempio la Cina, difficilmente leggibili dai nuovi sistemi d’informazione.

Il ruolo del geografo viaggiatore, da terreno, e il ruolo del geografo da tavolino si stanno mescolando. La vita del geografo si semplifica e al tempo stesso si complica per la necessità di saper distinguere le fake news dal contesto reale. Se i grandi spazi sono ormai tutti noti è possibile per un geografo attento scoprire, ad esempio, i nuovi ruoli nelle complesse periferie urbane caratterizzate dalla multietnicità e multiculturalità e da complicate condizioni sociali ed economiche. La scoperta del mondo, che non è solo questa, per i geografi non finisce mai.

Se una volta i geografi viaggiatori vivevano più vite parallele entrando ed uscendo, grazie ai loro viaggi, da ambiti culturali molto diversi, esplorando intensamente lo spirito dei luoghi, oggi la vita davanti al computer offre modalità alternative a queste affascinanti possibilità.

 

Bibliografia

 

Agnew J., The territorial trap: the geographical assumptions of international relations theory, Review of International Political Economy, n. 1, 1994, pp. 53-80.

 

D’Aponte T., Pagnini M.P., Terranova G. (a cura di), Visioni geopolitiche di un mondo disordinario, Aracne, Roma, 2022.

 

Fitzduff M., Cervelli in guerra. Neuroscienze del conflitto e del peacebuilding, Codice editore, Torino, 2022.

 

Fukuyama F., The end of history?, The National Interest, n. 16, 1989, pp. 3-18.

 

Huntington S., The clash of civilizations?, Foreign Affairs, n. 72, 1993, pp. 2-22.

 

Khanna P., Connectography, Fazi, Roma, 2016.

 

Moisi D., La géopolitique de l’émotion: Comment les cultures de peur, d’humiliation et d’espoir façonnent le monde, Flammarion, Paris, 2015.

 

Pagnini M.P., Sanguin A.-L., Storia e teoria della geografia politica. Una prospettiva internazionale, Edicusano, Roma, 2015.

 

Pagnini M.P., Terranova (a cura di), Conflitti, Edicusano, Roma, 2020.

 

Pagnini M.P., Terranova G., Un mondo disordinario tra Medioevo e nuovo Rinascimento. Un virus sconvolge la geopolitica e oltre, Aracne, Roma, 2020a.

 

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* Professoressa universitaria di Geopolitica e Geoeconomia nel Dottorato di Ricerca dell’Università degli Studi Niccolò Cusano di Roma; è Direttore scientifico della collana “Studi e Ricerche” di Edicusano, nonché delle Riviste OverlandGeo e NeverlandGeo; è Componente del Comitato scientifico della Rivista di Medicina e Scienze Umane in qualità di Responsabile delle Discipline geografiche e ambientali.

** Professore universitario di Geografia politica ed economica; Dottore di ricerca (Ph.D.); è Caporedattore delle Riviste OverlandGeo e NeverlandGeo.

[1] Contributi degli Autori:

Il presente articolo è il risultato di uno studio condiviso e di una ricerca svolta in collaborazione scientifica tra la Prof.ssa Maria Paola Pagnini e il Prof. Giuseppe Terranova.

 

Note legali

 

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